Comunicato n. 56 del 12 gennaio 2013

A un anno di distanza dal naufragio della Costa Concordia i mari italiani dovrebbero essere più sicuri grazie al decreto del 2 marzo 2012 dei ministri Corrado Clini e Corrado Passera che vieta il transito, la sosta  e l’ancoraggio delle navi di stazza lorda superiore alle 500 tonnellate nei parchi e nelle aree protette. Speriamo che sia così. A Venezia, però, dove il limite di stazza del decreto è elevato a 40 mila tonnellate, tutto continua come sempre e anche l’anno scorso si sono contati i “soliti” 2 mila “inchini” davanti a Piazza San Marco e nel Canale della Giudecca.
L’applicazione del decreto, infatti, è subordinata in laguna alla definizione di un’alternativa al passaggio delle navi in Bacino San Marco, finora non emersa. L’unico progetto su cui risulta che le autorità stiano lavorando è quello voluto dall’Autorità Portuale, cioé lo scavo del piccolo Canale Contorta Sant’Angelo che congiungerebbe con la Marittima il famigerato Canale dei Petroli, responsabile della devastazione dell’intero bacino centrale della laguna, permettendo così alle grandi navi da crociera di raggiungere comunque il loro ormeggio abituale entrando in laguna dalla bocca di porto di Malamocco.
Ciò equivale a nascondere la polvere sotto il tappeto: davanti a San Marco i mastodonti del mare non passerebbero più (anche se le navi di 40 mila tonnellate non sono certo piccole) ma le due più gravi criticità connesse col crocerismo – ovvero il pesantissimo inquinamento ambientale e la compromissione di rive e fondali a causa del dislocamento di centinaia di migliaia di metri cubi d’acqua – verrebbero solo spostate e certamente nel secondo caso aggravate.
Aprire nuovi canali portuali, infatti, altro non è che la reiterazione ossessiva delle stesse logiche che in circa un secolo di adattamenti della laguna a una portualità sempre più incompatibile hanno finito per ridurla a una sorta di braccio di mare, con la distruzione delle barene, l’approfondimento dei fondali, la perdita in mare di circa 1 milione di metri cubi di sedimenti all’anno. L’acqua alta non è, come ha sostenuto l’ex presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, il risultato solo di maree astronomiche, Scirocco, basse pressioni, ma è soprattutto il frutto della distruzione di un ambiente che gli illuminati governi della Serenissima hanno invece preservato per quasi un millennio, proprio a protezione di Venezia. Chi, in quei tempi nei quali non si andava tanto per il sottile, avesse proposto di adeguare il bene supremo della laguna alle navi, e non le navi alla laguna, sarebbe probabilmente stato squartato tra le colonne di Marco e Todaro!
Per carità, non auguriamo altrettanto a chi continua a perseguire veri e propri delitti ambientali, ma ci limitiamo a dire che il problema del crocerismo a Venezia non si risolve liberando San Marco e distruggendo la laguna. La soluzione è il cambio di un modello, l’abbandono della rincorsa a un gigantismo navale che fa solo gli interessi delle compagnie da crociera a danno delle comunità locali che infatti nel mondo si stanno sollevando dovunque attracchino questi volgari villaggi naviganti. In laguna, a Venezia, in Bacino di San Marco, devono entrare solo navi sostenibili, quelle che autorevoli studi indipendenti, che sollecitiamo dalle autorità, dichiareranno compatibili con la sicurezza della città, la salute dei cittadini, il recupero morfologico della laguna.

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