Niente è cambiato per Venezia solo Topolino riuscirà a salvarla

di Francesco Giavazzi (Corriere della Sera)

grafica Venessia.comSei anni fa feci, su queste colonne, una proposta volutamente provocatoria: perché non affidiamo Venezia alla Disney Corporation, l’azienda che gestisce gli omonimi parchi divertimento? Se il contratto fosse sufficientemente lungo, diciamo trentennale, la Corporation avrebbe tutto l’interesse a gestire la città in modo oculato facendo sì che fra trent’anni Venezia fosse ancora un luogo attraente in cui recarsi. Al punto in cui siamo arrivati, e dopo la grande delusione del modo in cui il governo Monti ha trattato la città, mi sono convinto che quella proposta sia la migliore soluzione possibile. Da anni alcuni soggetti usano la città solo per ricavarne una cospicua rendita, e con questa visione miope ne accelerano il declino. Con l’arrivo del governo Monti questi signori sono rimasti sostanzialmente indisturbati. I loro protettori non sono più al governo, ma i dirigenti dei ministeri sono gli stessi e nell’incuranza (forse nell’impotenza) dei ministri loro preposti varano leggi, emanano decreti che preservano quelle rendite, in alcuni casi addirittura le ampliano. Il cosiddetto decreto «anti inchini», varato il 2 marzo scorso, dopo il disastro dell’isola del Giglio, dai ministri dell’Ambiente Clini e dello Sviluppo economico Passera, stabilisce che le navi «superiori alle 500 tonnellate di stazza lorda» debbano passare ad almeno due miglia dalle aree marine protette. E su Venezia dice: «è vietato il transito nel canale di San Marco e nel canale della Giudecca delle navi adibite al trasporto di merci e passeggeri superiori a 40.000 tonnellate di stazza lorda». Salvo prevedere, nelle disposizioni transitorie, che «il divieto si applica a partire dalla disponibilità di vie di navigazione praticabili alternative a quelle vietate, come individuate dall’Autorità marittima con proprio provvedimento». In sette mesi nulla è cambiato. Le grandi navi continuano a transitare a poche centinaia di metri dalla basilica di San Marco, il cui pavimento si allaga non solo quando c’è l’acqua alta, ma a ogni passaggio di queste navi, a causa della quantità d’acqua che spostano, provocandone il deflusso attraverso i tombini della basilica.

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