Report dell’ assemblea dei Comitati e Movimenti per la Giustizia Climatica (8 dicembre 2018, Padova)

Una giornata piena di voci e colori, contenuti e discorsi, dignità e rabbia. La sala Diego Valeri, dove da ogni parte del Veneto comitati e gruppi ambientalisti si sono riuniti sabato mattina, era piena.

In apertura si è confermata la piena internità dell’assemblea al percorso che, a partire dal 29 settembre scorso a Venezia, ha portato alla costruzione di momenti di confronto nazionale (a Firenze, poi a Venaus in Val di Susa, il prossimo a Napoli ad anno nuovo) e che ha individuato il 23 marzo 2019 come data di mobilitazione nazionale contro le grandi opere, per cambiare il sistema e non il clima.

 La varietà degli interventi e dei contenuti portati sabato mattina a Padova ha trovato subito delle coordinate comuni: rinsaldare le vertenze locali in ottica globale.

Per questo il salto di qualità che i comitati e i gruppi presenti hanno adoperato ieri è qualcosa di straordinario. L’ottica nimby è completamente superata nella prospettiva glocal.

L’individuazione nel modello di sviluppo capitalista della responsabilità dello sfruttamento intensivo di biomi, risorse, lavoro e vita, della devastazione che oggi ci troviamo ad affrontare, dei cambiamenti climatici che caratterizzano con eventi funesti le nostre quotidianità, ha permesso di identificare nei nodi di lotta del territorio veneto – la nuova Terra dei Fuochi – un unicuum capace di coniugare i diversi terreni per costruire sinergia nella mobilitazione.

L’interconnessione delle istanze portate sottolinea che da ogni piccolo paese a ogni provincia la lotta è quella per la giustizia climatica. Infatti il Veneto è una delle Regioni che più contribuiscono ai cambiamenti climatici con emissioni di CO2 e inquinamento da PM10 e PM2,5, grazie a

4 inceneritori, 17 discariche ufficiali, cementifici, 5 centrali elettriche di cui una a carbone (Fusina), grandi navi da crociera.

Abbiamo poi l’inquinamento dell’acqua da PFAS per le province di Padova Vicenza e Verona (oltre 350mila persone avvelenate), 5600 ettari di territori inquinato a Porto Marghera.

Senza contare lo spreco e l’inquinamento provocato da opere come il Passante di Mestre e il Mose, un ecomostro emblema del meccanismo di rapina e distruzione dei territori.

Per questi e tanti altri motivi la relazione strutturale delle comunità in lotta nel contrasto alle grandi opere e al modello produttivo veneto, ha espresso la necessità di una mobilitazione contro la Regione Veneto. Contro il biocidio consapevole del territorio portato avanti dalla volontà politica ed economica di chi governa.

“Chi governa da più di vent’anni ci sta uccidendo” è stato ripetuto più volte.

Prevista quindi per febbraio una grande mobilitazione veneta sotto il Palazzo della Regione.

Il percorso verso la mobilitazione regionale prima e quella nazionale poi, vede la necessità di una tappa di formazione e approfondimento il 26/27 gennaio.

La volontà è quella di fare dei tavoli di lavoro che siano capaci di trovare pratiche collettive che costruiscano alternativa al sistema attuale che favorisce il climate change, che entrino nel merito delle contraddizioni climatiche che viviamo: dalla grande distribuzione organizzata agli allevamenti intensivi, dall’inquinamento delle falde acquifere ai tifoni; infine per elaborare una piattaforma rivendicativa delle lotte ambientali che sia di arricchimento per il piano locale e nazionale.

Il destino è nelle nostre mani. Non abbiamo un pianeta B.

Siamo ancora in tempo!

Assemblea dei Comitati e Movimenti per la Giustizia Climatica

8 dicembre 2018, Padova.

Siamo ancora in tempo – Veneto

Immagine di copertina di Sherwood Foto

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